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Chiesa del Rosario

 

Ricostruita all’alba del XVIII secolo dai Margoleo di Martano, maestranze salentine attive in molti centri salentini, si caratterizza per la facciata realizzata in carparo e per l’ampia aula ecclesiale a pianta ottagona racchiusa tutt’intorno da una serie di 10 altari laterali e per l’ardita volta lunettata scandita sulle linee della spina e delle costole da un prezioso e delicato decoro scultoreo.

Pregevole la presenza di numerosi dipinti realizzati nel ‘600 dal pittore gallipolino Giovan Domenico Catalano tra cui: Circoncisone diGesù (in sacrestia); Verginecol Bambino e i Santi Giovanni evangelista e Pietro martire, che mutua la pala di ugual soggetto della Cattedrale; SanTommaso; Annunciazione della Vergine Maria; Vergine col Bambino e i Santi Leonardo Irene e Marina. La tela raffigurante i Preparativi della Crocefissione dipende letteralmente da un dipinto del fiammingo Cobergher in Santa Maria di Piedigrotta a Napoli.

Al primo decenniodel ‘600 risale invece il bel dipinto di S. Domenico dello stesso Catalano, collocato sulla parete di fondo del coro, dietro l’altare maggiore.

In quel dipinto è raffigurata una veduta della città di Gallipoli, dal suo disadorno territorio fino alle cime della Calabria che sis tagliano all’orizzonte.

Relizzato in legno nel XVIII secolo dal gallipolino Giorgio Aver è, invece, l’altare di SanDomenico di antico patronato della famiglia Stradiotti.

Incastonatanel barocco dossale in pietra leccese, che fu anticamente della famiglia Nanni, è il Compianto sul Cristo morto dipinto nella prima metà del ‘700, attribuito a Giuseppe Mastroleo che nel 1740 eseguì per i Domenicani di Taranto la tela dellaTrinità.

In questa tela si colgono evidenti accenni giordaneschi e solimeneschi con riferimenti all’omonimo soggetto di Poggiorsini del pittore Leonardo Olivieri.

Numerosi altri dipinti decorano gli altari di questa chiesa tra cui un’Immacolata del 1750 nell’altare dei fratelli “sartori” della Confraternita del SS.mo Rosario, e la Predica di S. Vincenzo Ferreri, attribuita al pittore ruffanese Saverio Lillo, eseguita, probabilmente, attorno all’ultimo ventennio del ‘700.

Nel coro visono le quattro tele con le Storie di Giuseppe, originariamente collocate nell’antico oratorio della Confraternita, successivamente qui trasferite.

Sono state di recente attribuite al pittore Giovan Domenico Catalano e datate all’ultimo ventennio del ‘500.

Di particolare pregio risultano le statue policrome di San Domenico e di San Vincenzo Ferreri, Santo particolarmente venerato.

La Chiesa è oggi sede della Confraternita del SS.mo Rosario, di antica costituzione, documentata nel 1565 e rifondata nel 1686 con Oratorio nel chiostro dei padri Predicatori ad iniziativa del castellanodi Gallipoli Giuseppe Della Cueva.

Nella sacrestia, ricavata in un sottoportico del cinquecentesco chiostro domenicano, sopravvive un grande affresco raffigurante la battaglia di Lepanto del 1571 ed un gigantesco albero genealogico della famiglia imperiale spagnola.

La Chiesa conserva due organi: il primo sulla lignea cantoria della navata in cornu epistolae probabilmente prodotto attorno al 1720 dai mastri organari gallipolini Eligio e Simone Chircher; il secondo, della prima metà del XIX secolo ed originariamente collocato dietro l’altare maggiore, è attribuito al mastroo rganaro tarantino Giuseppe Corrado,che eseguì anche quello oggi posseduto dallaConfraternita delSS.mo Crocifisso.

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