top of page

Il barocco gallipolino

Per chi voglia approfondire modi e tecniche nell’ambito della variegata espressività barocca salentina, è importante conoscere di Gallipoli la struttura particolare del materiale lapideo che è tufigno, a differenza della pietra leccese, e che non consente perciò quel particolare decoro scultoreo che scandisce la tipicità del barocco di Lecce.

E’ per questo che a Gallipoli operarono le scelte alternative alla pietra leccese, protagonista della decorazione anche degli interni delle chiese di Lecce e di gran parte del Salento, mediante il sapiente utilizzo di materiali, quali il legno il marmo ed i pavimenti maiolicati, intimamente legati alla decorazione pittorica, nelle chiese gallipoline particolarmente esuberante. Nella Cattedrale gallipolina, è indubbio, all’esterno, tutta seicentesca, la linguistica zimbalesca si coniuga perfettamente alla vetero-rinascimentale delle maestranze locali e convive con la luminosa modernità decorativa settecentesca dell’interno, resa mercé le rutilanti dorature delle enormi cornici e gli intagli morbidi dei retabli d’altare e del coro ligneo, i policromi marmi napoletani dell’altare maggiore del Fanzago e delle mense e balaustre, le magnificenti immense tele dipinte, realizzandosi, così, in un ciclo non interrotto di circa due secoli e concludendosi il 1836 con la posa del marmoreo pavimento a trapezi bianchi e neri, uno degli esempi tipici della espressività barocca, non solo in ambito provinciale ma, anche, escludendo Napoli, in ambito meridionale meridionale.

Tali caratteri essenziali connotano l’esperienza gallipolina che, come ha annotato Antonio Cassiano, “indicò un‘altra via alla scenografia, alla magniloquenza, alla decorazione barocca che non fosse solo quella degli altari e degli scultori ma anche quella dei pittori”.

  • b-facebook
  • Twitter Round
  • b-googleplus
bottom of page