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Palazzo Muzio

Il lunghissimo prospetto si sviluppa tra via Micetti e Via Carlo Muzio e si articola in nove aperture finestrate al piano nobile e cinque sul lato di via Celso tutte sormontate dal medesimo parapioggia dal profilo particolarissimo e probabilmente costruito con l’uso di una ingegnosa geometria combinatoria.

Di impianto secentesco ha subito una radicale ristrutturazione nel corso del XVIII secolo.

La persistenza in facciata dei parapioggia, infatti, deriva da un’interruzione forzata di un progetto di ristrutturazione dell’edificio: così farebbe pensare l’interessante portale in stucco, tipologicamente da assimilare a quelli di palazzo Romito (1751-1770) e di palazzo Pasca, il cui asse è spostato rispetto alla soprastante apertura.

Strutturalmente diviso in due comparti comprendeva un palazzo grande con 30 membri ed un palazzo piccolo di 13 membri, quest’ultimo con ingresso di fronte al monastero di Santa Teresa, in cui esiste la cappella di famiglia.

Appartenne alla nobile famiglia dei Muzio, altrimenti detta Muzj o Muzy, che ha dato a Gallipoli, tra il 1511 ed il 1732, numerosi Sindaci. Questa famiglia imparentò che le maggiori case nobiliari di Gallipoli. La famiglia ritenne con Giangiacomo e i suoi discendenti per qualche tempo il doppio cognome Muzj-Lazari per successione nei beni del fratello per via materna Giangiacomo Lazari, che molto aveva impiegato dei suoi averi per la costruzione della Cattedrale di Gallipoli ed il rifacimento dell’acquedotto cittadino.

In questo palazzo nacque Carlo Muzj che fu Presidente della Regia Camera della Sommaria e vi abitò per qualche tempo, avendo sposato Teresa Muzj,  il celebre critico e teorico dell’arte Francesco Milizia, autore tra l’altro di numerose opere tra cui:  Principi di architettura civile; Dizionario delle belle arti del disegno;  L'arte di vedere nelle belle arti;  Memoria degli architetti antichi e moderni.

Per successione il palazzo grande pervenne alla famiglia Bortone mentre quello piccolo è tuttora posseduto dai fratelli Giuseppe e Alessandro Muzio.

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