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Oratorio della Purità

La Confraternita intitolata a Maria Ss.ma della Purità risulta eretta tra il 1662 ed il 1665 sulle regole dettate dallo stesso Mons. Montoya, con affiliati gli appartenenti al ceto dei “bastasi”, ossia gli scaricatori del porto.

In quegli anni fu certamente realizzato l’attuale oratorio a navata unica, con cantoria in muratura sul controprospetto nei cui sottarchi furono dipinti a fresco i quattro Evangelisti.

Fu successivamente ampliata l’aula e costruito il nuovo altare marmoreo alla romana, con le cantorie a lato e l’organo.

L’intervento decorativo di numerosi artisti e maestranze fanno oggi di questo Oratorio confraternale il simbolo, con la Cattedrale, di un barocco alla gallipolina, che fu un modo di esprimersi nel contesto della più vasta e coinvolgente esperienza barocca salentina, esaltando ed apprezzando quei materiali alternativi alla pietra leccese, di maggiore e migliore praticabilità, quali furono gli intagli in legno, la decorazione pittorica, i marmi e le maioliche.

Aniello Letizia tra il 1719 ed il 1741 dipinse la volta dell'aula e probabilmente anche il grande quadro di controprospetto che andò a coprire gli affreschi dei quattro evangelisti evangelisti.

Numerosi i dipinti realizzati dal murese Liborio Riccio trail 1750 ed il 1773, tra cui le le tele della volta del presbiterio, le 4 scene bibliche collocate sui fianchi della navata ed i quattro profeti maggiori, che decorano i lati delle due cantorie sul presbiterio.

Sull’altare si ammira il bel dipinto della Madonna della Purità realizzato dal napoletano Luca Giordano sulla scorta dell’omonimo dipinto di Louis de Morales, dal 1641 collocato nella Chiesa dei Teatinidi Napoli e che ebbe molte repliche, ad iniziare da quella realizzata da Alessandro Francesi per il tempio dei Teatini, in S.Andrea della Valle a Roma.

Interessantissima la statuaria in legno ed in cartapesta, tra cui le due settecentesche statue lignee della Madonna del Canneto e di S. Maria della Purità; quella in cartapesta di S. Cristina, realizzata dal de Lucrezi nel 1867; la statua della Madonna della Misericordia, della prima metà dell’800, popolarmente detta della Desolata e che si usa portare processionalmente per le vie della città, all’alba del Sabato Santo, con la bara del Cristo morto magnificamente decorata in oro zecchino. Questa processione è una delle più vissute dal popolo gallipolino e conclude il ciclo ritualistico della Settimana Santa.

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