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Palazzo Ravenna

Uno dei più prestigiosi esempi di edilizia neo classica, di committenza borghese, costituisce il palazzo Ravenna, che Giovanni fu Bernardo elevò, su disegno dell'architetto gallipolino Gregorio Consiglio, attorno alla prima metà dell'800.

Al 27-6-1830, infatti, data l'alienazione a suo favore fatta da parte del Decurionato cittadino della corte, detta delle matarazzene, su cui si affacciavano, ultimo quello acquistato proprio quell'anno dallo stesso Giovanni dal Monastero di Santa Teresa, molti comprensori di case ereditati dal pingue asse patrimoniale di Bartolomeo, cui erano pervenute, per acquisto, la dimora del barone Rocco Piccioli e le case, con essa confinanti, che Lucia Crisigiovanni aveva lasciato alla nipote Maria, figlia naturale di Nicolò Crisigiovanni, portate in dote a Stefano Ravenna, genovese, suo marito.

Dall'architettura monumentale definita su canoni neoclassici di derivazione inglese con partiture neodoriche, ha un ampio cortile da cui sul fondo prospettico scandito da archi e colonne si diramano due rampe di scale che si svuluppano su tre livelli.

Proveniente da Lavagna in Liguria annovera tra i suoi avi Bartolomeo autore delle Memorie istiche e Giovanni deputato per Campi nella XXIII legislatura.

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